Il 2 settembre 2005 Urbano Cairo diventava presidente del Torino. Il patron granata si racconta, ricordando i momenti più importanti.
Urbano Cairo raggiunge il traguardo di 15 anni di presidenza del Torino. Un periodo iniziato in quell’estate del 2005 quando il club granata fu retrocesso in Serie B a seguito della fallimentare gestione Cimminelli. “Non vedo l’ora di ripartire, con un nuovo ciclo, scegliendo un direttore sportivo giovane ma già esperto, e un tecnico che ha un’idea precisa di calcio. Ho rotto gli indugi“.
Estate 2005, il ricordo
Cairo ricorda l’inizio: “Partimmo senza palloni, con la necessità di fare la squadra in sette giorni e la curiosità di vedere come sarebbe andata“. E poi le emozioni: “La partita con l’Albino Leffe, con 30 mila persone, quando feci un giro di campo per salutare i tifosi: fu davvero speciale. Compreso l’epilogo: finalissima al Delle Alpi, davanti a 60 mila spettatori, emozioni incredibili“. Anche le delusioni: “Due campionati di A, senza infamia e senza lode, poi quello in cui retrocedemmo“.
Cairo, le partite indimenticabili
Il numero uno del Torino ricorda i match chiave: “La vittoria per la A e quella nel derby, il San Mames. Poi quella partita che giocammo a Bergamo, 5-1 all’Atalanta, il week-end che era mancata mia mamma; e la prima pietra del Filadelfia…“.
Belotti top
“Belotti è un esempio, il mio colpo migliore“. Così Cairo parlando dell’attuale capitano del Toro.
Gli allenatori: da Ventura a Giampaolo
Cairo ha speso parole importanti per due allenatori: “Ventura mi ha trasmesso molto: considerare prima la squadra dei singoli, andare a prendere i giovani e concedere tempo agli allenatori. Non si costruisce tutto in dieci giorni. L’idea Giampaolo? Visto che i nostri tifosi, oltre al tremendismo hanno il palato fino, per il Toro anni Settanta e Ottanta, ecco un allenatore che ha l’obiettivo di inseguire la bellezza del gioco“.